La Metastasi
Cartacea della "Scuola Digitale" |
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Vi
è un modo di essere e di fare che è
cartaceo e che resiste nell'era
digitale. Quindi abbiamo un modo di
pensare che è rimasto cartaceo con tutte
le sue ramificazioni che vanno dal modo
di insegnare a quello di progettare,
gestire, "programmare"... per non
parlare del burocraticume. |
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di
Massimo Greco
2019
2021 in era "DAD",
"did" e "post": NULLA è cambiato - Confermo fino ad ogni
virgola.
Sono ormai
passati vari anni dalla
diffusione del PNSD e chissà quanti altri ancora da quando
si è iniziato a parlare di "dematerializzazione", non solo
nella scuola ma un po' ovunque.
Sugli aspetti particolari del PNSD e di quella farlocca,
quanto pretenziosa, storia della "buona scuola" con
tutti i suoi annunci, "animatori digitali" ecc. non intendo
ripetermi e chi vuole verificare cosa si è verificato (e
confermato) può andarsi a leggere qualcosa di non
addomesticato qui
oppure
qui.
Come
per molte altre cose il mondo della scuola è stato
spesso investito da operazioni di 'sensibilizzazione'
ecologica ed ambientale, dal ciclo dei rifiuti alle
problematiche connesse alla deforestazione e quindi tutto
quello che può essere definito come 'utilizzo responsabile'
della carta.
Quando si parla
di "mondo della scuola" si resta spesso in un ambito
"generico", indefinito e superficiale, che la visione misera,
e tendenzialmente ristretta, del pensiero dominante attuale
porta a sottovalutare la reale importanza della sua
dimensione. Ciò è determinato dalla generalizzata povertà
analitica che porta spesso, quanto irrimediabilmente, a
considerare il particolare della propria realtà come
disgiunto da un insieme che per quanto già 'settoriale' è
enormemente vasto.
Il mondo della
Scuola, preminentemente 'pubblico' in Italia, va considerato
come un tutt'uno che va dalla scuola d'infanzia (che
continuiamo a chiamare 'asilo') fino ai corsi post laurea
dell'università. Un universo talmente immenso che richiede
un Ministero di Stato appositamente dedicato con tutte le
sue strutture amministrative diramate sul territorio.
Un apparato gigantesco con un esercito di personale
dirigenziale, amministrativo ed 'educativo' a cui va
aggiunto l'universo di 'utenza' che non rappresenta certo
qualcosa di saltuario ma costituisce qualcosa di immanente e
di FISSO nella quotidianità a dispetto di qualsiasi pretesa
fuorviante di settorializzazione".
Ora, fatta
questa doverosa premessa volta a focalizzare la dimensione
di un'oggettività reale da contrapporre all'insipienza della
banalità delle idee..., non ci resta che riconoscere, o
ricordare, che tutto ciò di cui stiamo parlando rappresenta
una fetta importantissima di Mercato. Talmente importante da
essere determinante e trasversale a qualsiasi "indotto" dei
settori "produttivi", talmente importante e trasversale nei
soli numeri da incidere su qualsiasi indotto merceologico.
Se chiude infatti un intero settore come ad esempio quello
dell'acciaio o del carbone, a livello nazionale, si possono
accusare dei contraccolpi sui mercati, ed è già successo e
succede, ma il tutto viene assorbito, perfino a livello
occupazionale e dalle varianze del mercato. La scuola NON
può chiudere, non è immaginabile, la scomparsa dei suoi soli
salariati, con i suoi consumi, proprio per la sola vastità
del numero implicherebbe il collasso dell'intera economia e
questo già senza considerare l'incidenza di "indotto" della
sua variegata utenza. Si possono fare "tagli di bilancio",
'aggiustamenti', 'correzioni', interventi temporanei o di 'indirizzo',
ma il gigante resta e continua a tirarsi dietro qualsiasi
turbolenza sui mercati anche se si fa finta di non
riconoscerlo.
Tutta questa mastodontica realtà ha evidentemente
un'incidenza anche a livello ambientale, anzi, più di una.
Una gran moltitudine di incidenze. Fra queste volevo
affrontarne una, importante, più facilmente associabile al 'mondo'
stesso della scuola ma che nella sua enorme portata ci
rivela tutte le sue infinite implicazioni e criticità.
Per svariati
secoli il processo di conoscenza ha trovato la sua massima
sintesi ed accessibilità basandosi essenzialmente sulla
carta. Questo processo ha avuto una crescita a senso unico,
su scala planetaria, tanto da incidere enormemente a livello
ambientale. L'idea più che "vintage" di un processo
produttivo 'artigianale' è stata a lungo propinata nelle
scuole allontanando le menti dalla portata devastante e
negativa della realtà produttiva stessa. Ancora oggi zelanti
professorotti o maestrine ligie alla curricolarità
curricolare persistono nel propinare questa favolaccia.
In realtà, da ormai ben oltre un secolo, il processo di
trasformazione della materia prima in carta va considerato
su scala meramente industriale. Con tutte le implicazioni
che determinano una 'scala industriale': è come se interi
pezzi di foresta, di volta in volta, entrassero in una
catena produttiva che li trasforma in carta. Nella Merce
carta. Con tanto di ruspe e catene di montaggio.
Certo, è uno scenario poco digeribile per chiunque, per la
sua dimensione violenta, per come avviene, figuriamoci per
bambini e studentelli. Non diverso da quello della
produzione di legname, che può essere rappresentato allo
stesso modo e con l'aggravante di non aver sviluppato un
processo di riciclo come solo di recente è avvenuto per il
cartaceo. L'unica forma di riciclo destinata al legname
desueto è quella degli inceneritori e delle discariche che
ci regalano tanta formaldeide che arricchirà i "fiori
all'occhiello" del 'bio' e della cancerosità magari a km
Zero... ma anche qui si preferisce autoassolversi con la
frottola degli "artigiani della qualità" che si
annida dietro ogni forma di immagine della 'cultura' della
produttività.
Si dirà che
esiste il riciclaggio, che in Italia l'industria del
riciclaggio della carta procede a vele spiegate... che serve
solo "più cultura contro lo spreco"... che "il
problema è un altro"... ovvero che la deforestazione è
da attribuire all'agricoltura o agli allevamenti... (chissà
cosa diranno confagricoltura... o le multinazionali dei
rispettivi settori...) taluni
negano addirittura che la produzione stessa della carta
incida sulla deforestazione... altri pseudo studi diffusi da
enti collusi con le organizzazioni ufficiali di chi fa
impresa con la carta negano addirittura l'esistenza stessa
della deforestazione.
Si tratta evidentemente di campagne volte a gettare fumo
negli occhi, fanno parte di una lotta per la difesa
dell'esistente (e dell'acquisito) che non hanno nulla di
diverso (e di meno criminale) da quelle che abbiamo visto
all'opera per negare il cambiamento climatico.
È vero che
l'Italia è giunta a riciclare fino all'85% dei rifiuti di
carta che produce e che ogni anno si riciclano 5 milioni di
tonnellate di carta mentre se ne producono 9,1 milioni di
tonnellate. Ovvero, stando agli stessi dati diffusi da
Assocarta, il 60% della carta prodotta in Italia è
riciclata, che Il settore cartario nel 2017 è cresciuto del
2% per volumi, del 5% per fatturato, arrivando a 7,4
miliardi di euro, con 19.500 addetti e 150 stabilimenti
diventando il 4° paese in Europa nel settore, dopo Germania,
Svezia e Finlandia.
Bei numeri non
c'è che dire. Il tutto sembrerebbe dar ragione a chi parla
solo di 'spreco' e nelle scuole si può tranquillamente
continuare a propinare la favoletta di cui sopra e a
moralisteggiare sugli 'sprechi' esaltando una poco chiara
virtuosità del riciclaggio?
Le cose non
stanno proprio così come ci vengono accuratamente rifilate.
Accanto ai dati poc'anzi citati va rilevato che l'Italia
fino al 2017 esportava 1,8 milioni di tonnellate all'anno di
carta da macero, specialmente verso la Cina. Ma dal 1°
gennaio del 2018 Pechino ha chiuso le frontiere ai rifiuti
stranieri. Rifiuti. Perché oltre a certa carta ultra tossica
per via dei processi chimici di trattamento si esportava
anche immondizia nociva di qualsiasi genere, ovvero, tutto
ciò che non si riusciva a sotterrare nelle "terre dei
fuochi" o a spedire in Africa sotto forma di aiuti
"umanitari".... E, come affermato e sostenuto prima, stiamo
parlando di processi industriali.
Le procedure di
riciclaggio, per quanto necessarie ed essenziali, implicano
un processo produttivo di trattamento che non si basa certo
su saponette per la pulitura e lo sbiancamento... abbiamo a
che fare con trattamenti chimici a forte impatto ambientale
e che richiedono procedure di sicurezza volte a prevenire
intossicamenti e mutilazioni sul lavoro e contaminazione
ambientale.
Non solo.
Science Magazine, Global Forest Watch come anche infiniti
enti di ricerca universitari di tutto il mondo e scienziati
vari smentiscono le cifre rassicuranti di organismi legati
(comunque controllati) dalle aziende produttrici di carta e
non solo:
In 17 anni nulla è cambiato.
"Inalterato il tasso di deforestazione".
È l'Unico dato oggettivo in termini di dati e di numeri,
tra l'altro datato secondo semestre del 2018. Tutto il resto
è calmierismo votato al NON cambiamento. Leggetevi il
rapporto.
E mentre certo
farabuttume funzionale cerca di imbrogliare le 'carte'...
sostenendo che “Non è vero che la carta è nemica delle
foreste” sciorinando che "l’industria cartaria
europea supporta la gestione sostenibile delle foreste e la
certificazione forestale" o patinando negazionismi
del tipo: "L’ 85% degli italiani crede che le foreste in
Europa stiano scomparendo (fonte indagine Lorien Consulting
per Two Sides), ma è vero invece il contrario: in Europa
sono più gli alberi piantati di quelli tagliati e in dieci
anni le foreste europee sono cresciute di una superficie
pari a quella dell’intera Svizzera (41.285 Km2 –
elaborazione TwoSides su dati FAO 2015)" spuntano dati
che scrivono a lettere di fuoco che
Numerose società produttrici di carta
e derivati sono collegate ad aziende che stanno distruggendo
una delle ultime e più grandi foreste vergini d’Europa,
nella Taiga russa.
L’industria della carta sta
distruggendo le ultime foreste
(e qui l'investigazione "ambientalista" trova eco anche
sui mezzi stessi dell'industria dell'editoria cartaceista...
se proprio si vuol parlare di "Fonti").
Peccato che nell'immediatezza del titolo, già di per sé più
che dirompente, non venga fuori con tutta la sua evidenza
cosa si intenda per "derivati"...
Non si tratta solo di "packaging" industriale ma di Editoria
e di tutte le implicazioni cartacee che investono quel mondo
della scuola già definito nella parte introduttiva.
Un'Editoria che ci rifila ogni anno, con piccole modeste
variazioni spacciate per aggiornamenti, un prodottume
mistificato come indispensabile all'apprendimento e
che va dalla dotazione libraria gratuita (poiché a carico
del contribuente) all'imposizione prezzolata ed interessata
nei successivi ordini di scuola. Già solo qui abbiamo a che
fare con numeri ENORMI. Se aggiungiamo poi tutto il resto
che va dalla megalodontica produzione di inutili "diari", il
cartaceismo di quaderni prodotti in tutte le salse destinati
sempre e comunque al macero, l'oceano di fotocopie fino al
cartaceismo estremista del burocraticume amministrativo si
soffoca e si annega al solo pensiero.
La "preservazione" di tutto questo, naturalmente, si è
andata nettamente a scontrare proprio con quel concetto di "dematerializzazione"
promosso dallo Stato, in varie forme, nei tempi più recenti
e NON senza resistenze.
Le "resistenze", così definibili, non sono determinate solo
dall'Era digitale in sé. Vi è qualcosa di più immanente e
profondo. Non vi è solo l'incapacità di immaginare qualcosa
di diverso da ciò che si è consolidato negli anni
interiorizzandone ogni pratica. Vi è una concezione
retrograda, moralisteggiante, ritardatamente artigianale del
"fare scuola".
Abbiamo già visto, in altre occasioni,
quanto questo ritardo (spesso elevato a bandiera) abbia
agito trasversalmente facendo danni enormi per oltre un
trentennio.
Vi è un modo di essere e di fare che è cartaceo e che
resiste nell'era digitale. Quindi abbiamo un modo di pensare
che è rimasto cartaceo con tutte le sue ramificazioni che
vanno dal modo di insegnare a quello di progettare, gestire,
"programmare"... per non parlare del burocraticume.
Tutto ciò che si
continua a fare nella scuola, a tutti i livelli, appartiene
alla dimensione immaginativa del foglio di carta e ciò
avviene anche nella pratica di utilizzo dello strumento
digitale.
Qualsiasi elaborato persiste secondo un "formato" destinato
alla stampa, quindi alla replica cartacea. Molte delle
"segreterie digitali", degli "sportelli digitali", sono
concepiti allo stesso modo. La 'firma digitale' stessa (che
solo per ottenerla occorre una cartaceizzazione tremenda)
non è ancora pienamente riconosciuta, figuriamoci altri
generi di autocertificazione. La "modulistica digitale" non
è altro che una replica fotografica del cartaceo, pensata al
solo ed unico scopo di essere ristampata. Spesso occorrono
più procedure assurde... un "modulo" viene fatto scaricare,
magari sì a casa del salariato ed a spese dello stesso...
per poi essere scannerizzato dopo esser stato compilato e
firmato per essere poi rispedito... e magari anche
ristampato dagli uffici di segreteria........ Se così non
fosse il personale amministrativo stesso potrebbe cadere in
preda a convulsioni come reazione alla troppa
semplificazione....
Convulsioni in cui cadrebbero anche gli insegnanti tutti se
d'incanto dovessero scomparire 'schede' e/o fotocopie,
perché il modo in cui continua ad essere concepita la scuola
attuale non può farne a meno. Tutte le campagne
pseudo-ecologiche, le ricorrenze fini a sé stesse... pensate
e concepite per essere noiose, non sono altro che un
gigantesco monumento all'ipocrisia.
Provate
ad immaginare tutto il cartaceume prodotto negli ultimi 20
anni per la fascicolaggine su scala nazionale, dei quiz
delle sole "prove invalsi"... provateci soltanto... ed a
quanto vasta sarebbe la superficie in termini di km quadrati
per ricavarne la materia prima. Purtroppo non esistono
statistiche su questo ma sarebbe comunque qualcosa di
enorme. E... seppure si trattasse al 100% di carta riciclata
(si può riciclare al massimo 7 volte... poi Cina, Africa,
'Terre dei Fuochi' o inceneritori) provate ad immaginare
cosa ha implicato in termini di contaminazione chimica e di
danno al territorio.
Qualcuno potrà
replicare che la farloccheria invalsi si sta
'digitalizzando'... io gli rispondo che tale
'digitalizzazione' è FANTASMA, che riguarda solo una
insipiente parte minoritaria dei test e che essendo ANCORA
OGGI la stragrande maggioranza delle scuole del tutto prive
di laboratori (a causa della cerebrolesione cartaceista)
tale replica resta sempre e comunque "della Minchia" e tesa
a difendere l'indifendibile.
Nel frattempo le
nuove generazioni si formano, di fatto, al di fuori della
scuola, con i nuovi media. Lo fanno per conto loro, col
beneplacito ormai consolidato ed i-n-o-p-p-u-g-n-a-b-i-l-e
delle famiglie. Ciò avviene senza alcun arricchimento da
parte della scuola stessa (e se ciò avviene, quando avviene,
è un fatto meramente accidentale o occasionale) senza alcuna
mediazione se non quella del Mercato. Tutto ciò implica un
modo diverso di concepire il testo, la lettura,
l'interazione. Un 'anticartaceismo' di Fatto, maleducato,
spesso insipiente ma... DOMINANTE.
Di fronte a tutto ciò... la Scuola... non riesce a fare
altro che contrapporre la coercizione di un cartaceismo
vintage, sempre più percepito come noioso e disincentivante,
ritardato, fuori dal mondo. Come del resto... su tante altre
cose da troppo tempo.
Maurizio
Cattelan -
Installazioni al Museo di Arte Contemporanea di Rivoli (TO),
replicata a New York ed in occasione di ogni rassegna di
rilevanza mondiale.
in Direzione OSTINATA e CONTRARIA:
Massimo Greco - Gennaio 2019
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Evento con gli studenti del Liceo di Terralba.
Versione sottotitolata in inglese.
Media e propaganda nucleare.
Evento con gli studenti del Liceo Linguistico di
Lecce.
Media e propaganda nucleare.
Progettazione scenografica per "Aspettando Godot", di Samuel
Becket. La raccolta completa delle tavole di un percorso dell'Accademia
Albertina di B.A. a Torino. La mostra riproposta in 3d, esplorabile
sulla piattaforma Activeworlds..
Fonti, Riferimenti e Suggerimenti
diversamente bibliografici... per chi opera nel mondo della scuola:
I
rischi di medicalizzazione
(e "psicologizzazione")
nella scuola.
Paradigma
clinico-terapeutico o
pedagogico?
di Alain
Goussot
[Articolo scomparso dal web]
Siccome I siti compaiono...
e soprattutto scompaiono....
il PDF è disponibile
qui:
Video. Alain Goussot:
il rapporto tra scuola, genitori e
bambini, la medicalizzazione forzata della scuola.
Sindrome da screaning
-
Pensare Oltre
Di Luisa Piarulli -
Pedagogista.
Troppo distratto?
Disturbo
dell’attenzione!
Troppo movimentato?
Disturbo
dell’iperattività.
Scrive male?
È disgrafico. E
così via.
Gli insegnanti, ai quali si
delegano sempre più compiti,
responsabilità, richieste,
incombenze burocratiche, in
balìa di teorie cosiddette
scientifiche, quasi
assuefatti, sono diventati
abili a leggere in termini
di sintomi e patologie ogni
comportamento degli alunni
che non rispecchi i canoni
imposti e le logiche dovute.
Secondo lo studioso Alain
Goussot, scomparso
recentemente e
prematuramente, oggi prevale
la scuola azienda costretta
a scendere a patti con le
logiche dei poteri forti per
garantirsi finanziamenti a
fronte di progetti
edulcorati o che hanno poco
a che fare con i sani
criteri pedagogici, dove il
Preside è Dirigente e
promette la via
dell’efficientismo
tecnologico e l’istruzione
tecnica, per creare
cittadini al passo con i
tempi. La didattica si
trasforma in didatticismo,
la pedagogia in pedagogismo,
così da conformarsi a quegli
aridi indicatori di
oggettività attraverso
griglie di valutazione,
tabelle, obiettivi minimi da
esplicitare nei PEI o nei
PDP per gli alunni “diversi”
o per meglio dire con un
bisogno educativo speciale.
ATTENTI ALLA
MEDICALIZZAZIONE
E AGLI
SCREENING
Di Alberto Ferrando -
Pediatra.
RICORDATE CHE OGNI SCREENING
HA DEI
FALSI POSITIVI: PERSONE
NORMALI CON ESAME ALTERATO
FALSI NEGATIVI: PERSONA
MALATA ED ESAME NORMALE
Ed è importante che siano
impostati possibilmente nel
pubblico o facenti parte di
una rete accreditata e
costruita con i pediatri
curanti per affrontare il
secondo e più importante
passo: LA TERAPIA CON
ASPETTI SULLA PERSONA, SULLA
FAMIGLIA E SULLA ECONOMIA
DELLA STESSA.
La SALUTE è il terzo mercato
economico in Italia e molte
cose hanno come obiettivi il
guadagno di salute ma troppe
altre di guadagno economico
(a volte , ed è
comprensibile, di entrambi).
Cosa sono??
Trovate una bella
spiegazione qui:
http://istruzione.umbria.it/news2012
/dsa/materiali/morganti_finale.pdf
I rischi di medicalizzazione
nella scuola
http://comune-info.net
C’è un’ossessione scientista
che si aggira nella scuola:
gli insegnanti leggono la
realtà sempre più solo
tramite la lente della
diagnosi clinica. Si tratta
di una conseguenza
dell’individualismo
competitivo sfrenato,
dell’egocentrismo
consumistico, della
concezione svalorizzante
della cultura umanistica
considerata come inutile.
Troppi insegnanti mettono
così l’accento sui sintomi,
le incapacità e i problemi e
non vedono le potenzialità,
le capacità e gli interessi
dei loro alunni. La scuola
ha bisogno di riappropriarsi
della pedagogia, occorre
tornare a educare, spiega
l’ultimo numero di
Educazione democratica, per
sostituire lo sguardo
diagnostico con quello
pedagogico.
La medicalizzazione della
pedagogia.
Di Martina Riccio,
Ricercatrice, Università di
Bologna
L'invenzione di una
malattia.
In questo breve
contributo Martina Riccio
propone di riflettere sulla
produzione sociale delle
disabilità
dell’apprendimento per
mettere in luce come la
crescente standardizzazione
del sistema scolastico e
delle sue pratiche
valutative, unitamente alla
medicalizzazione di chi
“fuoriesce” da questo
sistema, contribuiscano a
riprodurre le disuguaglianze
sociali esistenti.
All’interno di questo
contesto, è necessario
interrogarsi sulla
responsabilità sociale della
scuola che sembra sempre più
voler rinunciare al suo
ruolo di promozione
dell’equità di accesso alle
risorse per trasformarsi in
un sistema di produzione di
abilità e capacità che siano
“di successo” nel mercato
del lavoro.
Siccome
I siti compaiono... e
soprattutto scompaiono....
il PDF è disponibile, ANCHE,
qui:
Senza camice. Insegnare dopo
la medicalizzazione della
scuola.
Di
Emanuela Annaloro
L'invenzione di una
malattia.
Questo saggio, in una
versione leggermente più
estesa, è uscito su
«Educazione democratica»,
Anno V, numero 9, gennaio
2015. Il numero, curato da
Alain Goussot, è un
monografico dal titolo Oltre
la medicalizzazione: tornare
a educare.
Se la scuola
diventa un ospedale
Di Enzo Pennetta, 2014
Da studenti a “malati”,
quando i risultati
scolastici finiscono dal
medico.
La medicalizzazione
dell’apprendimento
scolastico affrontata in un
articolo della dottoranda di
ricerca Martina Riccio
dell’Università di Bologna.
DSA, Palmieri: rischio medicalizzazione scuole. Pisa in
un anno 530 richieste.
Legge 170 ha disseminato terrore e bugie
Di Eleonora Fortunato
Proprio a proposito della
legge 170, lei l’ha definita legge ‘terrorista’, vuole
spiegarci perché?
Chi ne ha tratto vantaggio?
“Terrorista perché è riuscita ad incutere terrore agli
insegnanti, ai dirigenti, ai poveri genitori e ai
bambini.
Tutti spaventati per ragioni diversamente simili. Chi è
preoccupato di riempire tabelle, chi di aiutare i
bambini anche attraverso diagnosi precoci (l'idea è
quella di fare il più presto possibile), chi vede
precluso il proprio futuro, chi si sente dire che il
proprio figlio non ha una malattia ma verrà comunque
mandato al Centro di Neuropsichiatria infantile.
La Legge 170 ha disseminato bugie.
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