di
Massimo Greco
2017
Ho voluto
recuperare tutta una serie di documentazioni prodotte ai
tempi dell'Accademia. Le tavole riguardano la mia prima
progettazione scenografica ed allo stesso tempo il mio primo
esame di quella esperienza. Purtroppo il modellino in
polistirolo è andato certamente perduto o distrutto col
tempo, tra le cose che si accatastavano tra nell'aula
laboratorio del nostro corso. Ma le tavole le conservai
tutte e successivamente mi consentirono anche di realizzare
la versione in 3d.
In Inglese God vuol dire Dio, mentre "dot" si traduce con
"punto". Quindi qualcuno ha ipotizzato che Beckett abbia in
questo modo lasciato un'interpretazione sull'identità di
Godot per metterci Dio di mezzo... Il suffisso "ot" vuol
dire a sua volta "piccolo" in francese, dando però
un'ulteriore imbarazzante caratteristica al Dio in
questione.
In
un'intervista, però, Beckett stesso rifiutò questa lettura
di Godot: non aveva nessuna intenzione di riferirsi a Dio -
piccolo o grande che sia. Resta quindi di gran lunga più
realistica ed attendibile l'interpretazione di R. Barone
quando nella sua opera su Beckett "Il divertimento
Beckettiano..." spiega che la parola "Godot" è
formata dalle due parole: "go" e "dot", rispettivamente "va"
e "fermo", poiché "dot" in inglese è "punto".
L'autore voleva sottolineare la frustrazione dell'uomo nel
suo tentativo fallimentare di "muoversi", procedere,
cambiare la sua posizione.
Alla luce di questa chiave interpretativa volli così
contestualizzare in una dimensione temporale più attuale il
senso del mio progetto scenografico anche per presentarmi in
sede d'esame con qualcosa di originale e non piattamente
ripetitivo delle interpretazioni altrui.
Quindi l'attesa
di Godot con tutte le "frustrazioni" umane sopracitate,
quindi dei protagonisti, poteva essere estesa anche alla
stagnazione della nostra società, del cambiamento che non
arriva.... con i protagonisti che, in una dimensione
surreale, dopo una serie di dialogati al limite del non
senso parlano di "impiccarsi"... senza rendersi conto di
avere già il cappio al collo....
Certo, mi
assunsi la responsabilità di un rischio, esponendomi in una
situazione delicata a critiche che avrebbero potuto
penalizzarmi, ma tutto andò bene. I professori apprezzarono
il mio lavoro e così incassai il mio primo 30. Inoltre tutto
il lavoro di questo percorso di progettazione scenografica
fu esposto in una mostra comune anche al Teatro Carignano,
nell'ambito delle collaborazioni tra Ente ed Accademia e
trovò anche spazio in una nota galleria d'arte in via Roma
nei pressi di piazza CLN dove fu esposta una selezione delle
opere realizzate dai corsi di scenotecnica e scenografia.
Una parte della progettazione scelsi di realizzarla al
computer, dove tramite effetti particolari mi fu facile
allegare una ricca serie di tabelle che documentarono meglio
il senso della ricerca. Altre tavole in formato 50x70 volli
realizzarle con la tecnica della matita copiativa
acquerellata per meglio stupire i professori e... come per
l'esame di anatomia al liceo artistico... il tutto funzionò
alla grande.
Tavole
realizzate su carta. La "matita copiativa" si presenta
esattamente come una matita normale. Anche nella creazione
di sfumature con tocco morbido. Inumidendo, però, oppure
acquerellando con accuratezza tutto si traforma in viola o
blu. A seconda delle componenti chimiche della matita
stessa.
Il modello 3d
è stato pensato per poter essere esplorato sulla piattaforma
activeworlds. Normalmente utilizzo 3 software: Rhinocerot ('rhino'),
3d studiomax per la mappatura delle textures o accutrans.
Quest'ultimo oltre che la mappatura texture dei vari layer
mi è indispensabile per l'esportazione in formati aw
compatibili.
QUESTA
PAGINA SI VISUALIZZA IN MODO DIFFERENTE A SECONDA
DEL DISPOSITIVO CON CUI SI ACCEDE - Nell'immagine
seguente la versione "completa" accedendo da
computer - La visualizzazione tramite tablet o
smartphone è sicuramente incompleta, limitata e
mortificata. |
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