Mentre il popolo soprano batte le mani
come i Freaks di Fritz Lang...
diarroicando contro i presunti soprusi
dell'euro e fracicando populismi contro
gli immigrati o qualunque "straniero"...
la feccia del mondo, quella che
"guadagna"... e "fa impresa"... ,
capitalizza sempre di più e ringrazia
l'Idiozia collettiva che fa tanto
"popolo" e "nazi-one".
di
Massimo Greco
Marzo 2017
Devo dire che
negli anni'80, periodo definito dallo sguatterume culturale
di sinistra, come "Era del riflusso"... che poi nessuno è
mai stato in grado di spiegare cosa potesse mai essere... vi
erano già tutti i segnali della metastasi cognitiva di
popolo. Questa degenerazione metastatica sarebbe poi
proseguita nel corso degli anni '90 ed oggi ne possiamo
apprezzare ruolo e funzione epocali.
La metastaticità era spettacolarmente evidente di fronte ad
argomentazioni inerenti "il lavoro", la contrapposizione tra
"pubblico" e "privato"... "bisogna privatizzare tutto"...,
"pubblico brutto... privato bello"..... , ce lo chiede
l'Europa...... "Meno Stato"... "In vista del '92"..........
Erano gli anni degli attacchi alla scala mobile, in nome
della modernità..... e dove in nome della "modernità" una
maggioranza di cerebrolesi, di razza, si genoflesse
supermassivamente alla volontà di usurai, mafiosi e
stragisti in nome del "lavoro" e del tricolorissimo "tengo
famigghia". Il tutto equivaleva di fatto all'inizio di
un'Era che avrebbe significato progressiva perdità di
contrattualità e di tutte le tutele precedentemente
ottenute. E così È stato.
Era tutto già percepible e non c'era neppure bisogno di
regalargli pure il 2.0...... Era anche il periodo in cui non
si percepiva (e non poteva essere altrimenti) differenza
alcuna tra un venditore di pentole ed il conduttore di un TG...
magari berlusconiano... anche perché spesso il conduttore
della TV pubblica apparteneva a quel "pubblico = brutto"...
Abbiamo
assistito anche ad una campagna ventennale di propaganda
per la mortificazione del lavoro, di criminalizzazione del
"posto fisso", di apologia del mercato. Non vi era
lestofante microfonato che non si riempisse la bocca di
"competitività" e "produttività" ed apologia dei tagli
("sprechi") per ottenere consensi. Tutti questi personaggi
piacevano al pubblico dei Costanzo Show... o dei Sant'Oro.
Fu così che i Brunetta divenirono "popolari".
Quando
esistevano i treni.... ero solito muovermi con più
frequenza tra nord e sud, raggiungevo l'amata Terronia
nell'arco di una nottata. Il Treno tra Torino e Lecce,
mitico, era normalmente affollato... tanto che spesso
occorreva fare tutta la tratta in corridoio. Ricordo una
volta che, nel disagio del sovraffollamento, tra i borbottii
e malesseri da corridoio mi ritrovai a chiacchierare con un
terrone dalla fisiognomica contadina che inveiva contro le
Ferrovie. "Bisogna privatizzarle !"...
diarroicò... Provai a fare il "dialettico".... ovvero ad
esplicitargli in maniera semplice e bambinevole di quale
grande stronzata si stesse facendo sostenitore... ma niente.
Era convinto. Oggi questo signore, già in avanzato stato di
decomposizione allora, sarà certamente defunto, i vermi
avranno assolto alla loro funzione storica già da tempo...
ma mi sarebbe piaciuto, oggi, vedergli schiattare la bile di
fronte allo status che tanto auspicava verso la fine del
secolo scorso.
La metastasi
filo aziendalista ha fatto il suo corso. Ha raggiunto tutti
i centri nevralgici dell'individuo trasformandolo in "uomo-ditta",
anche quando non ha nulla da "dittare"... ed infatti esso,
l'individuo medio..., diviene oggi Cane da Guardia
del Sistema, ovvero del Padrone. Dove ringhia ed abbaia
bavosamente in difesa del Padrone... del suo "territorio"
(del Padrone...) in cambio di una misera ciotola sempre più
vacante e vacua e di una carezza come quella dell'imbroglio
Mafioso degli 80 euro... o di qualche show per spappolati
cerebrali alla TV. È il tipico processo di consenso
mascherato da identitarismo. La politica dei bassi salari è
poi divenuta basso moralismo ideologico, dove inzuppano il
biscotto un po' tutti i Porci di ogni tipo e natura, tramite
la mediaticità del ricatto occupazionale.
La macelleria sociale viene quindi spacciata per
'governabilità', "cultura del fare" e magari perfino
"onestà"... A tale degenerazione si accompagna
ovviamente anche l'aspetto "educativo", "formativo" in
termini di "Istruzione"... dove, riformisticamente, essendo
il "sapere" qualcosa che non si mangia... si contrappone ed
impone la deicità della "competenza"... che corrisponde al
"fare", agire, obbedire..., quindi eseguire..., naturalmente
senza ragionare.
In questo quadro NON deve certo sorprendere il razzismo
omertoso delle popolazioni che vivono in prossimità dei
ghetti dei braccianti "clandestini", della moltitudine
incontrollabile di schiavi che lavora nei campi della
produttività made in itagly di olio, vino, agrumi e
qualsiasi prodotto rivendicabile in nome del becerume
tricolore e che rappresentano nei numeri e nella totalità
dei fatti la "ricchezza" agricola di certo produttume "NAZIonale".
Quelle popolazioni "di popolo".... vivono anch'esse di
schiavismo. Ne traggono i loro usurai benefici. Se accadesse
una guerra civile secessionista in Europa... come avvenne
negli USA ai tempi di Lincoln... questa massa di farabutti
si schiererebbe a fianco degli schiavisti in nome della
"sovranità NAZIonale" e contro l'interferenza dell'Unione.
Esattamente come nel conflitto che contrappose stati
confederati ed unionisti in America. Stessi caporali stessa
FECCIA. Stesso razzismo. Stesso Populismo.
L'insipienza
patriottico nazionalitaria, razzista, a servizio di
protezionismi e malaffare cravattaro, serve ad occultare lo
schiavismo generalizzato che va ormai dalle aree
industrializzate a quelle rurali. Dove
l'istituzionalizzazione della macelleria sociale opera solo,
soltanto ed esclusivamente a servizio di sfruttatori e
farabutti. Dove l'emancipazione dei salariati è vista come
un nemico da combattere. Finché durerà. Stanno vincendo
loro.
Oria (BR) -
Monumento alle vittime del "caporalato". Quasi al confine
tra Lecce, Taranto e Brindisi: la "Porta del Salento". Il
monumento ricorda la vicenda del furgoncino che il 27 agosto
del '93 si schiantò contro un palo dopo una giornata di
lavoro per 23mila lire. Nel furgoncino che trasportava le
braccianti del posto verso il metapontino vi erano stipate
18 donne, la metà minorenni. Il pulmino poteva contenere 9
persone.
Stando ad
un'inchiesta del settimanale l'Espresso, le agroimprese e la
gestione del mercato della braccia, insieme, muovono
un’economia sommersa con un volume d’affari tra i 14 e i 17
miliardi di euro. Le cifre, che potrebbero anche passare per
ottimistiche al ribasso, sono pari a quelle di una super
manovra finanziaria di uno Stato del G7.
Secondo un rapporto del 2016 realizzato dall’osservatorio
“Placido Rizzotto” della Flai Cgil,
nelle campagne ci sono soprattutto i lavoratori "stagionali"
stranieri (che bella fraseologia corrotta!). Perché lo sfruttamento viaggia di pari passo con
il fenomeno della tratta degli esseri umani. Ma ci sono
anche i braccianti italiani che lavorano per due euro
all’ora. Ne emerge un quadro tuttosommato approfondito sulla condizione
di braccianti e raccoglitori, delle variegate forme di
illegalità e infiltrazione mafiosa nell’intera filiera,
dove, va assolutamente sottolineato e ricordato che, produttivisticamente, non è costituità più, solo, da
"imprenditori" d.o.c. ma anche e soprattutto da ex contadini
arricchiti divenuti essi stessi "imprenditori", anche
d'assalto. E che se NON peggio non hanno, per loro natura,
quanto storicamente, nulla di diverso dai vampiri che
sfruttavano i loro padri.
Ieri come oggi. Oggi come ieri. Durante un colloquio di lavoro, in qualsiasi settore e
mediamente nelle piccolissime, piccole e medie imprese,
viene illustrato quasi tutto. Quasi tutto. In ogni settore.
In ogni settore. In ogni settore. Viene richiesto di sapere
se si è disposti a lavorare di Sabato e Domenica. Se si è
disposti a rinunciare alle festività e alle ferie...
Impudentemente viene chiesto perfino se si ha famiglia
(tanto per chiarire... e qui a seconda dei casi può essere
utile in termini di sudditanza e ricattabilità oppure per
tagliarla lì ed evitare problemi...), alle donne viene
chiesto se sono incinte o se hanno in "programma" di far
figli.... se ci si ammala di frequente o se si hanno parenti
ammalati. Una cosa che non viene MAI affrontata è quanto si
sarà pagati. Sotto quale regime contrattuale, come e quando.
È una costante. Divenuta prassi. Sistemica. Guai ad
affrontare l'argomento. Nel vademecum di ogni selezionatore
delle "risorse umane" il soggetto che manifesta l'esigenza
di conoscere l'aspetto salariale va subito marcato come
potenzialmente ostile.
E questo trend consolidato non è più, ormai, solo
prerogativa del settore privato cosiddetto: è divenuto
prassi generalizzata anche in tutti i settori del precariato
che interessano la pubblica amministrazione. Anche nella
scuola, chiunque venga investito da nomine o incarichi
"aggiuntivi", l'aspetto della retribuzione è un tabù. Per il
Dirigente "sceriffo" medio diviene il primo segnale di
insubordinazione a cui occorre provvedere con un mobbing
organizzato.
L'Export del
sopruso e della prevaricazione è "tradizione".
Vi è infatti la
nomea di "italiani brava gente", che tra l'altro...
non ci sarebbe proprio nulla di cui meravigliarsi, ma
proprio nulla, se un bellissimo giorno si dovesse ammettere
che tale "etichetta"... o "nomea" gli italiani se la sono
affiabbiata da soli. Non ho mai sentito un solo 'straniero'
dire una simile cretinata. L'ho sentita ripetere fino alla
nausea e scrivere, sempre, solo, soltanto ed esclusivamente
da italiani. Cinema nazional populista incluso. E credo che
sia una cosa da generalizzare senza vigliacche remore.
Con
"Italiani brava gente" Angelo Del Boca ripercorre la
storia nazionale dall'unità a oggi e compone una sorta di
"libro nero" degli italiani, denunciando gli episodi più
gravi, in gran parte poco noti o volutamente e testardamente
taciuti e rimossi. Si va dalle stragi compiute durante la
cosiddetta "guerra al brigantaggio" alla costruzione in
Eritrea di un odioso universo carcerario. Dai massacri
compiuti in Cina nella campagna contro i boxer alle
deportazioni e agli eccidi in Libia a partire dal 1911. Dai
centomila prigionieri italiani lasciati morire di fame in
Austria, durante la Grande Guerra, al genocidio del popolo
cirenaico fino alla macelleria delle bonifiche etniche
sperimentate nei Balcani in nome del suprematismo razziale
del tricolore.
Del resto la macchia italiana resterà alla Storia per sempre
per le leggi razziali del 1938. E non ci sarà piagnisteo
bufalaro sulle foibe che riuscirà a cancellare il torto
fatto all'umanità TUTTA in giro per il mondo.
Altre
documentazioni le si trovano tra le inchieste di History
Channel, la BBC, spesso per pudore diffuse tardissimo in
Italia dai media ufficiali. Fra queste "Fascist Legacy"
ricostruisce impietosamente il ruolo degli italiani e delle
loro scorribande "sovrane" in Africa e nei
Balcani.
Vista, quindi,
questa immonda tradizione per altro addirittura "identitaria"...
del colonialismo tricolore non viene da sorprendersi se la
brutalità si manifesta oggi nella forma dell'importazione
dello schiavismo, dal momento che le multinazionali italiane
all'estero operano di più a livello finanziario e con una
più intelligente gestione dello sfruttamento della mano
d'opera, delegata più alla funzionalità della
delocalizzazione ed ai governi sottosviluppati, perciò
corrotti, localmente.
E perfino a
mezzo secolo da una guerra persa miseramente, dopo aver
tentato l'assalto al cielo... in nome di "valori" o
"pretese" da sgorbi della specie... abbiamo una
significativa fetta di perdenti che ancora pretendono di
"tener alta la memoria"
di un passato vergognoso pur di difendere un vecchio ordine
sociale che meriterebbe invece l'estinzione assistita.
Il "Mausoleo" al Gerarca
Macellaio Fascista Rodolfo Graziani, erezionato nel 2012
dall'Amministrazione Comunale di Affile a circa 80 km da
Roma.
La cosa più
atroce è che si parla di "caporalato" da ormai ere
geologiche... lo si depreca nei salotti che accolgono la
feccia del mondo a moralisteggiare nei talk show... ma non
si è mai visto finire a marcire in galera gli imprenditori
del caporalato, gli account manager del caporalato, i
brockers del caporalato, i commercialisti del caporalato, le
partite iva del caporalato, i forconi di filiera del
caporalato e neppure i caporali stessi. Ed abbiamo perfino
numerosi 'opinionisti' della democrazia che si rifiutano di
paragonarlo allo schiavismo bello e buono con arzigogolerie
'dialettico'-"giuridiche".
Non solo
nell'agricoltura del "Made in Italy"....
Nei comparti del turismo come del commercio, dalla
ristorazione all'alberghiero, dal facchinaggio ai tuttofare
dei supermercati, dall'apprendistato dell'indotto auto....
di OGNI officina al tritacarne dell'edilizia fino alle
"coop"-TUTTE:
L'inferno risponde solo, soltanto ed esclusivamente alle
logiche dell'Usura (quella vera), dei maltrattamenti e della
paga ZERO. Negli ultimi anni è tornato di moda NON parlare
dei morti sul lavoro. Inizialmente si era provato a negarne
l'incremento grazie all'uso delle statistiche all'itagliana:
Diminuisce il numero degli "occupati".... diciamo
"regolarizzati" ("grazie alla crisi" e balle varie...) ed
ovviamente si riduce (seppur stiticamente) il numero degli
incidenti noti("regolarizzati"). Quando poi questa favola,
sempre e comunque democraticistica, non reggeva più... hanno
preferito calare un sipario di silenzio.
Queste sono le costanti, il marchio d.o.c. ed il
"patrimonio" nazional-identitario che vede inesorabilmente
UNITI all'interno delle organizzazioni UFFICIALI di "chi fa
impresa", malfattori, ladri, stragisti e sedicenti
"imprenditori onesti". Il che la dice lunga. Altro che dare
la colpa all'euro...
Nella capitale
circa cinquemila persone al giorno lavorano nel settore
edile sotto caporalato. Muratori e manovali prelevati ogni
mattina nei 'mercati delle braccia'. Senza controlli delle
forze dell'ordine e senza denunce agli imprenditori che li
sfruttano.
Non solo a Roma, naturalmente. Nei cantieri edili si lavora
a TRE euro l'ora per rischiare la vita. Così come si rischia
la vita nell'indotto di un'infinità di Terre dei Fuochi.
Modern-Day Slavery? In Italy, the
Government and Mafia Seek to Exploit African Migrant Labor.
[Atlanta Black Star January 25, 2017]
Under a proposal introduced by Marco Minniti, Italy’s Interior Minister,
thousands of Black migrants will be required to engage in “socially
useful” work as their asylum claims are processed, The Times reported.
The plan also would expedite the expulsions of economic migrants.
Last year, a record 181,000 migrants arrived in Italy via the
Mediterranean Sea, and between January and October of last year, nearly
100,000 Black people, mostly from sub-Saharan Africa, applied for asylum.
They live in crowded migrant centers and are allowed to work while they
wait for their applications to process, typically for pennies in the
fields. Italy has attracted migrants from all over, Eastern Europeans as
well, due to the agriculture industry and the conditions they face at
home. For Africans, Southern Italy has been a popular destination due to
its proximity to the North African coast..
Sequins to sex slavery: How Italy smashes dreams of Nigeria’s
trafficked women
[Industan Times - Nov. 2016]
Nigerian females have been landing in Italy in significant numbers since
the 1980s, lured by the promise of jobs only to find themselves with
colossal debts to the traffickers who got them here.
The trade has exploded in recent years. According to IOM figures, 433
Nigerian women arrived in 2013, 1,454 in 2014, 5,653 last year and 7,768
in the first nine months of 2016.
“They arrive here full of hope, confident they are headed for a better
future,” an aid worker says.
“Unfortunately our duty is to smash their dream.”
That involves explaining that the future envisaged for these young women
involves long hours perched on the edge of out-the-way roads, servicing
10 to 20 clients a day for less than 20 euros (dollars) a time with no
guarantee that some of the punters will not be violent.
Trafficking 'affects
70,000 women, 150,000 men in Italy'. [ANSAmed Feb. 2017]
Italian Caritas said on the eve of the International Day of Prayer and
Awareness Against Human Trafficking that between 50,000 to 70,000 women
in Italy are forced into prostitution and 150,000 men - the majority of
whom are young migrants - are exploited in forced labour.
Caritas said Italy has always been a natural access corridor into Europe
for men, women and children from the African continent and elsewhere
seeking a dream of peace and dignity.
Modern-day slaves in Italy’s tomato fields.
[Gulf News] April 2016
African immigrants sit in a shack in a
makeshift camp in the countryside near the village of Rignano Garganico.
Rights groups have raised concerns about the increased exploitation of
migrant workers in Italy’s agriculture sector.
Baah, a tall, broad-shouldered Ghanaian man, stares through a grimy
window, his face a study of disappointment as he watches a chill wind
cast ripples over fields of corn in southern Italy.
The countryside of Puglia, the region that spans the south-eastern tip
of the Italian peninsula, is best known for its vast groves of olive
trees, vineyards bounded by postcard-perfect dry-stone walls, and
emerald and turquoise beaches.
Further inland, however, on the remote plains at the feet of the Gargano
hills lies an ugly, secret and often violent world, one that 24-year-old
Baah and hundreds of thousands of stateless migrants like him never
imagined could exist in modern Europe.
Investigations by Italian labour unions who are demanding change have
revealed that a vast army of vulnerable, often stateless North African
and Eastern European migrants used to pick tomato crops are controlled
by illegal work-gang masters and held in slave-like conditions in rural
ghettos....
Domestic
Slavery in Renaissance Italy
[Sally McKee is in the Department of History, University of California,
Davis]
It is unlikely that additional
quantifiable data found in Italian archives will alter significantly the
conclusions reached by twentieth-century economic historians about
slavery in Italy during the Middle Ages and the Renaissance. Historians
of slavery must now ask new questions of old sources and new ones that
continue to surface. As this study shows, the ways merchants in Italy
differentiated along ethnic and religious lines among the slaves they
dealt in sheds light more on how the people of Italy made distinctions
among themselves than on the origins and religion of their captives.
Stepping
Over the
Dead on a Migrant Boat
What a photographer saw when a rescue
vessel went into action off the Libyan coast.
The wooden vessel’s cargo hold contained
two-thirds of the roughly 1,000 people found aboard, Ms. Lanuza said,
calling the conditions “just like a slavery boat — the same.”
African
Immigrants in Italy: Slave Labor for the Mafia...
[Historical article by Time Magazine on slavery in Italy - Jan 2010]
Xenophobes in homogenous European
countries often complain that immigrants will erase their most precious
cultural norms. The race riots in southern Italy last weekend may be one
indicator that change is inevitable, as African immigrants who don't
live by the country's infamous omertà code of silence violently
protested against the powerful Mafia clans that control their lives,
says Roberto Saviano, author of Gomorrah, an anti-Mob book that earned
him both critical praise and a 24-hour police guard. Saviano — who
reported from within the Camorra, Italy's biggest Mafia clan with a
global reach into fashion, real estate, waste disposal and drugs — says
the rioters are among the hundreds of thousands of immigrants caught up
in a brutal cheap-labor system the Mafia runs for legitimate businesses
from Milan to Naples.
The riots in Rosarno, which reportedly
began after three Italian teenagers fired air rifles at two African
immigrants, unsettled a nation that prides itself on its bella figura —
the beautiful image. About 2,500 migrants live in the Rosarno valley in
the southern Calabria region, moving with the seasonal agricultural jobs.
Many have political asylum or are otherwise legally in Italy, but legal
or not, the migrants are managed by a Mafia-run employment system, the
caporalato, that operates like a 21st century chain gang. Saviano says
that those who object to low wages or poor working conditions are simply
eliminated — and not just by a pink slip. "It's a military system,"
Saviano tells TIME in Rome as one of the plainclothes cops guarding him
stands nearby. "The farm and factory owners employ the Mafia caporali to
bring the workers. The immigrants wait on the roads, the caporali pick
them up and take them to the work. If they complain, they get killed."
Fascist Legacy is a 1989 BBC documentary TV miniseries about Italian war
crimes during World War II.
Italian public television RAI bought a copy of the film but for years it
was never shown to an Italian audience because it would have challenged
the prevailing view, which focused on the role of the Italian partisans
fighting the Germans, and, while pointing at the Foibe massacres, not
knowing or refusing to acknowledge Italian war crimes against ethnic
Slovene civil population, a view that largely survives to this day,
unlike in France where the memory of the French Resistance and that of
Vichy France are both known to the public.
After in the 1950s two Italian
film-makers were jailed for depicting the Italian invasion of Greece,
the Italian public and media were forced into the repression of
collective memory, which led to historical amnesia and eventually to
historical revisionism.
In 2004 only the Italian private channel La7 has shown large excerpts of
"Fascist Legacy". Showings of the documentary were also organized in
Italy by groups with an anti-fascist orientation and members of the
Slovene minority in Italy.
If Italian officers were prosecuted by the (British controlled) court at
all, they were accused only of the death of the British prisoners of
war, but not of the death of the civil population in occupied
territories. It was on 9 September 1943, the day of Allies' invasion of
the Italian mainland, when anti-fascist Nicola Bellomo then commander of
the XII MVSN Zone, formed a makeshift Italian force and counterattacked
Germans that tried to occupy the port of Bari. In this successful
defence action, general Nicola Bellomo was wounded. As an anti-fascist,
general Bellomo may have been considered a threat to the Badoglio
government. Nicola Bellomo, as a gesture of military honour, preferred
not to escape from the prison when the door was intentionally left open,
after he was sentenced to death.
Non-prosecution of Italian war
criminals.
Yugoslavia, Greece and Ethiopia requested extradition of 1,200 Italian
war criminals who were however never prosecuted because the British and
American governments with the beginning of cold war saw in Pietro
Badoglio a guarantee of an anti-communist post-war Italy.
[Wikipedia source]
Italian
Fascist War Crimes in Ethiopia:
A History of Their Discussion, from the League of Nations to the
United Nations (1936–1949)
The 1935–36 Italian fascist invasion and subsequent occupation of
Ethiopia were accompanied by numerous atrocities: the use of mustard
gas, the bombing of Red Cross hospitals and ambulances, the execution of
captured prisoners without trial, the Graziani massacre, the killings at
Däbrä Libanos monastery, and the shooting of “witch-doctors” accused of
prophesying the end of fascist rule. These acts are historically
interesting, not only in themselves, but also in that they were brought
to the international community’s attention on two separate occasions: to
the League of Nations, when they were committed, and later, to the
United Nations. Fascist atrocities, though widely condemned by
individuals and organizations, passed officially unnoticed by the League
of Nations and were the subject of judicial consideration only after
Italy’s entry into the European World War in 1940. The question of these
crimes was then reopened, in the newly established UN War Crimes
Commission. Though based on power politics and political opportunism,
the founding of this body reflected a shift in international thinking
and re-shaping of international law.
The present article, which throws incidental light on changing
international attitudes to Ethiopia, attempts to trace the tortuous
history of these war-crimes discussions, and to examine why the efforts
of the Ethiopian government to have war-criminals tried were less
successful than those of other Allies.
The League of Nations: Initial Reports:
The Ethiopian Minister of Foreign Affairs supplied the League of Nations
with irrefutable information on Fascist war crimes, including the use of
poison gas and the bombing of Red Cross hospitals and ambulances, from
within a few hours of the Italian invasion on 3 October 1935 to 10 April
of the following year. Further charges were made by Emperor Haylä
Sellasé, to the League’s General Assembly on 30 June. Later, on 17 March
1937, he requested the League’s Secretary-General to appoint an Inquiry
Commission to investigate crimes committed in Ethiopia. Such appeals
made a deep public impression, but the League took no official action on
the matter.
Italian tomatoes the
product of migrant ‘slave labour’. [The Australian - Jan. 2016]
“They say there is work in Italy. I came to work, to make a better life.
But in Italy people suffer, they work and they work and they do not get
paid,” says Baah.
Between the provincial capital, Bari, the town of Foggia and the
foothills, large ghettos blot the landscape like cancers, places so
dire, so grim, so dirty that when viewed in the context of Puglia’s
lyrical countryside, it is difficult not to blink and blink again in an
effort to banish it as you would a nightmare.
[Source
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